Corrente pittorica tendenzialmente in linea con le teorie del Gutaj e con alcuni tratti dell'arte povera. In italiano, monhoa significa 'scuola delle cose'. A coniare questo termine furono un gruppo di artisti giapponesi per definire il loro operato, caratterizzato appunto da 'cose'. A questo gruppo appartengono U Fan Lee, Kishio Suga, Katsuro Yoshida, Susumu Koshimizu, Nobuo Sekine e Katsuhiko Narita. Per la realizzazione di opere d'arte monhoa vengono impiegati oggetti allo stato naturale come pietre, terra, legna, carbone o manufatti come carta, acciaio, ecc... Nel 1968 il gruppo è rappresentato da U Fan Lee. Le sue opere sono costituite da uno o due oggetti messi in relazione tra loro. In un secondo momento é Kishio Suga a portare avanti il discorso Monoha, arricchendolo di situazioni ambientali più complesse fino a suggerire che è proprio la natura stessa opera d'arte: l'artista si limita solo ad 'incontrarla' o 'rivelarla' senza intervento alcuno su di essa. U Fan Lee, Kishio Suga, Katsuro Yoshida, Susumu Koshimizu, Nobuo Sekine e Katsuhiko Narita