Movimento sorto negli anni sessanta. L'intento di questa corrente è la valorizzazione dell'arte nella sua semplicità, lasciando in secondo piano l'oggetto o il processo creativo. Esplode in tutto il mondo il fenomeno di un'arte realizzata attraverso l'uso di materiali primari, fortemente incentrata sull'esperienza personale dell'artista ma tendente anche a coinvolgere emotivamente e concettualmente lo spettatore. In Italia la declinazione di questo particolare momento ha trovato la sua espressione più complessa negli artisti riuniti sotto la comune definizione di 'Arte Povera': Giulio Paolini, Gilberto Zorio, Alighiero Boetti, Claudio Parmiggiani, Pierpaolo Calzolari, Gino De Dominicis rappresentano al meglio questa stagione, e in particolare il suo versante più esplicitamente concettuale: a parte il caso di Zorio (creatore di 'macchine' energetiche dal forte impatto visivo e sensoriale), infatti, la ricerca di Calzolari, Boetti, Paolini, Parmiggiani e De Dominicis si è sempre indirizzata verso una sofisticata riflessione intorno ai meccanismi del vedere, senza mai rinunciare all'elaborazione di un'immagine di grande suggestione emotiva. Tra i grandi pilastri dell'arte povera Piero Manzoni, l'artista milanese scomparso giovanissimo, che attraverso le sue provocazioni intellettuali e i suoi azzeramenti cromatici ha contribuito in maniera decisiva a rinnovare il panorama della ricerca artistica italiana nei primi anni Sessanta.