(Firenze 1727 – Lisbona 1815) disegnatore, pittore e incisore figlio del maestro orafo Gaetano Bartolozzi, a nove anni già sapeva disegnare e conosceva i primi rudimenti della tecnica dell'acquaforte e dell'incisione. La sua prima opera, un'effigie di Sant'Antonio, realizzata ad appena dieci anni fece gridare al prodigio. Poco più che adolescente frequentò e si formò all'Accademia di Firenze, con i maestri Giovanni Domenico Ferretti, detto l’ Imola, e Ignazio Hugford apprezzando principalmente lo studio delle tecniche incisorie. In collaborazione con Hugford realizzò la raccolta I Cento Pensieri del pittore fiorentino Anton Domenico Gabbiani.
Per perfezionarsi si trasferì a Venezia dove, dal 1748 al 1754, operò nella prestigiosa bottega di Joseph Wagner (Thalendorf 1706–Venezia 1786). In questa calcografia, tra le più importanti d'Europa e frequentata dai maggiori acquafortisti veneti di quei tempi (Giambattista Brustolon, Giovanni Volpato, Cristoforo Dall'Acqua, Antonio Baratti, Bernardo Zilotti e Giovanni Battista Piranesi), perfeziono' la sua tecnica e amplio' le sue conoscenze pratiche e teoriche in particolare sull'uso congiunto dell'acquaforte e del bulino. In diverse sue stampe di questo periodo compare la scritta: «F. Bartolozzi incid. appo J. Wagner».
Wagner lo impegnò soprattutto ad incidere ad acquaforte alcuni paesaggi tratti dai lavori di Marco Ricci e da Francesco Zuccarelli. Bartolozzi pubblicò alcune di quelle stampe che divennero subito celebri principalmente a Milano e a Firenze. Gli stampatori cominciarono, a gareggiare per aggiudicarsi le sue vignette e i suoi frontespizi da inserire nelle opere a stampa che pubblicavano. Anche i mercanti di stampe si interessarono al suo lavoro cercando di ottenere una qualche sua stampa da annoverare nei loro cataloghi o nelle loro collezioni.
Nel 1756 Bartolozzi si trasferi' a Roma per entrare alla Calcografia Camerale, un laboratorio poligrafico istituito nel 1738 da papa Clemente XII. Fra le incisioni romane eseguite dall'artista si ricordano particolarmente la serie di ritratti per le Vite del Vasari, le incisioni dagli affreschi del Domenichino a Grottaferrata (1756 - 1757) e il Ritratto di Domenico Lazzaroni.
Poi ritornò a Venezia nel 1760 dove riprese la collaborazione con Wagner ma si dedico' anche alla produzione di incisioni proprie come la serie dedicata al Guercino. Lavoro' anche per la tipografia Albrizzi ed è qui che insieme a Giovanni Battista Piazzetta e Felicita Sartori illustro' il famoso Tasso del Piazzetta.
La sua fama di incisore fu tale che nel 1764 Richard Dalton, libraio di re Giorgio III, lo convinse a trasferirsi a Londra facendogli conferire il titolo di "Engraver to the King" ed entrò subito a far parte della Incorporated Society of Artist. Quattro anni dopo ricevette anche il titolo di Royal Academician in quanto tra i fondatori della Royal Accademy of Arts.
Negli oltre 40 anni di soggiorno londinese Bartolozzi produsse più di 2.000 tavole, quasi tutte con la tecnica del "gesso rosso", un composto di caolino ed ematite inventato in quegli anni in Francia ma portato alla ribalta ed elevato al livello di arte proprio da Bartolozzi. Non a caso i suoi allievi lo chiamavano "god of drawing", il dio del disegno. Tra le opere più famose del periodo inglese: le illustrazioni del Paradiso perduto di John Milton, numerose riproduzioni dei quadri di Sir Joshua Reynolds e ancora il "Royal Academy Diploma", "The Marlborough Gems", e le "Illustrations to Shakespeare".
Nel 1802 Bartolozzi, ormai settantacinquenne, si spostò a Lisbona dove fu investito cavaliere e andò a dirigere l'Aula de Gravura presso l'Academia de Lisboa.