Movimento che raccogliendo le impronte futuriste, fondato grazie e Fontana nel 1947 a Milano. Lo spazialismo raccoglie infatti l'importanza di esprimere idee e programmi attraverso manifesti e riviste. Il primo ispiratore del movimento fu Fontana, che firmò il primo manifesto dello spazialismo. Tutti i successivi manifesti dello Spazialismo venivano pubblicati in volantino dai firmatari, distribuiti nel corso di mostre o manifestazioni e sottoscritti non soltanto da pittori, scultori e architetti, ma anche da letterati e filosofi. Lo spazialismo è una corrente molto aperta: accoglie infatti nuove forme di rappresentazione dell'arte e nuovi mezzi di espressione. I MANIFESTI DELLO SPAZIALISMO: Manifesto Blanco Giorgio De Marchis definisce questo manifesto come 'Un curioso miscuglio di futurismo e surrealismo, un magma uscito dalle avanguardie storiche e non ancora raffreddato'. Manifesto Blanco fu il primo dei manifesti ispirati da Fontana, redatto da un gruppo di giovani artisti nel 1946 a Buenos Aires. Primo manifesto dello Spazialismo Nel 1947 Fontana torna in Italia per redarre il primo manifesto italiano dello spazialismo, firmato nello stesso anno a Milano. Si differenzia dal manifesto Blanco per l'introduzione di due nuovi concetti: 'L'arte è eterna, ma non immortale' e da una nuova posizione presa nei confronti degli antichi mezzi dell'espressione artistica. Secondo manifesto dello Spazialismo Molto similare al primo, il Secondo manifesto ribadisce nuovamente il concetto, opposto al futurismo, di non voler abolire l'arte del passato. Proposta di un Regolamento del Movimento Spaziale Semplice proposta per la regolarizzazione del movimento, il terzo manifesto introduce uteriori concetti, quali il fatto che 'l'Artista Spaziale non impone più allo spettatore un tema figurativo, ma lo pone nella condizione di crearselo da sé, attraverso la sua fantasia e le emozioni che riceve' e che 'Nell'umanità è in formazione una nuova coscienza, tanto che non occorre più rappresentare un uomo, una casa, o la natura, ma creare con la propria fantasia le sensazioni spaziali'. Manifesto Tecnico dello Spazialismo Il manifesto riconosce il concetto di architettura: si ha così l'immagine di un'architettura indipendente da leggi gravitazionali e da proporzioni, Spaziale nell'utilizzo di nuovi mezzi, quali la luce di Wood e il neon. Di indubbio fascino l'immagine finale della torre di Babele, illusoria conquista dello spazio, a cui viene contrapposto il distacco dalla linea d'orizzonte, reale conquista dello spazio avvenuta con la costruzione della 'prima architettura dell'Era Spaziale: l'aeroplano'. Manifesto dell'Arte Spaziale. Dopo la discussione del 1951 svoltasi alla Galleria del Naviglio a Milano, viene firmato un nuovo manifesto che riprende semplicemente i concetti espressi nei precedenti. Manifesto del Movimento Spaziale per la televisione Ultimo tra i manifesti dello spazialismo, viene distribuito durante una trasmissione sperimentale di RAI-TV di Milano il 17 maggio 1952. Gli artisti provano un certo compiacimento a diffondere il proprio operato per la prima volta in televisione. Nel manifesto infatti affermano: 'Noi spaziali trasmettiamo, per la prima volta nel mondo, attraverso la televisione, le nostre nuove forme d'arte, basate sui concetti dello spazio. La televisione è per noi un mezzo che attendevamo come integrativo dei nostri concetti. Siamo lieti che dall'Italia venga trasmessa questa nostra manifestazione spaziale, destinata a rinnovare i campi dell'arte. Noi spaziali ci sentiamo gli artisti di oggi, poiché le conquiste della tecnica sono ormai a servizio dell'arte che noi professiamo.' Lucio Fontana, Gianni Dova, Beniamino Joppolo, Giorgio Kaisserlian, Antonino Tullier, Milena Milani, Giampiero Giani, Beniamino Joppolo, Roberto Crippa, Carlo Cardazzo, Anton Giulio Ambrosini, Giancarlo Carozzi, Roberto Crippa, Mario Deluigi, Gianni Dova, Lucio Fontana. Virgilio Guidi, Beniamino Joppolo, Milena Milani, Berto Morucchio, Cesare Peverelli, Vinicio Vianello Spazialismo, arte spaziale, manifesto arte spaziale, manifesto spazialismo.