Gruppo di artisti formatosi appunto in Torino nel 1928, sotto l'influenza teorica di Edoardo Persico. A chi rimproverava che questa esperienza non fosse rivolta a termini più estremi, futurismo appunto o cubismo, o a forme astratte, va ricordato che attorno al 1928 - 29 - 30 questi movimenti erano stati scavalcati da altre cose: - Picasso ne era riuscito e faceva altre esperienze; - Matisse dipingeva i suoi interni e le sue figure; - Braque era l'unico a continuare una certa forma cubista; Ma l'aria di Parigi, che era allora veramente Parigi, era già cambiata; e daltronde la posizione dei Sei fu, nell'ordine di tempo e per l'Italia, il primo, in un certo senso, movimento di carattere europeo e internazionale. Gli artisti di questa corrente si distanziano dalla polica culturale imposta dal regime fascista e dal recupera della tradizione nazionale del Novecento, concentrandosi invecie sulla continuità dell'arte moderna europea nel panorama italiano. I Sei di Torino traggono ispirazione da Manet e Duly, dai Fauves francesi e dagli impressionisti tedeschi, considerando tuttavia gli esempi italiani della pittura ottocentesca e del Modigliani. La pittura dei Sei di Torino si esprime con delicati rapporti segnici e cromatici, in schemi compositivi semplificati, improntati dall'espressione di un sentimento antieroico. Gigi Chessa, Carlo Levi, Jessie Boswell, Nicola Galante, Francesco Menzio ed Enrico Paulucci